
E dopo una lunga latitanza su sito e social, ottima per avallare il detto che dice “Il calzolaio ha sempre le scarpe bucate”, eccomi nuovamente a scrivere. Ho avuto un periodo davvero intenso, fatto di clienti, formazione personale, consulenze e lezioni in università per un laboratorio che sto tenendo con dei ragazzi che sono fontane di idee. Ergo, non ho avuto un attimo per fermarmi a riflettere e scrivere qualcosa di sensato: l’esatto opposto di quello che invece dico di fare ai miei clienti.
Sto pensando di ridefinire i miei tempi in modo tale che il venerdì sia unicamente dedicato allo studio e che ogni mattina inizi sempre con mezz’ora da dedicare all’approfondimento di qualcosa da poter rendere un articolo, vi terrò aggiornati!
Ma veniamo a noi, e a quello di cui voglio parlarvi oggi. In realtà, di cose da dire ce ne sono tantissime, anche solo andando a pescare casualmente tra le news relative al mondo social, ma no, oggi voglio concentrarmi unicamente su una considerazione. Sono rientrata da pochi minuti da un appuntamento con un cliente, e nel viaggio di ritorno in auto, mi è successo di vivere qualcosa di assolutamente normale che però, a differenza delle altre volte, mi ha fatto porre una domanda.
Mi spiego: ero sulla strada di un paese abbastanza trafficato (specie a mezzogiorno), in prossimità di una rotonda preceduta da strisce pedonali. Dall’altro lato, un uomo in bicicletta stava aspettando che qualcuno lo lasciasse attraversare, dal lato mio, una donna si stava avvicinando alle strisce.
Ho deciso di fermarmi anche se la signora non era ancora arrivata al punto esatto di attraversamento, pensando che così l’uomo sarebbe passato e la signora avrebbe avuto il tempo di arrivare alle strisce ed attraversare, e così è stato. E fin qui, nulla di anomalo.
Osservando la scena, ho notato che nessuno dei due si è guardato in faccia, entrambi fissavano l’asfalto. Inoltre, nessuno dei sue si era minimamente degnato di fare un accenno di ringraziamento alle auto che si erano fermate (per carità, anche qui, nulla di anomalo). Ad un certo punto, l’uomo, arrivando davanti alla mia auto nell’attraversamento, alza il capo e fa un gesto con la mano, mi ringrazia.
Ora, non sono qui a fare falsi moralismi sull’educazione delle persone, capita anche a me a volte di essere sovra pensiero e non ringraziare chi mi lascia attraversare, capita e basta. La mia riflessione va oltre: la persona che mi ha ringraziata, era la persona che precedentemente stava aspettando. Al contrario, chi non ha quasi nemmeno fatto caso al fatto che qualcuno si fosse fermato, era la signora che non ha aspettato nemmeno un minuto.
È possibile che sia il tempo trascorso dall’uomo in attesa, ad averlo portato ad apprezzare il gesto di fermarsi? Quanto valore percepiamo in qualcosa, quando prima di averlo dobbiamo attendere? Quanto diamo per scontato qualcosa invece, quando lo abbiamo nell’istante in cui lo vogliamo?
Sto riflettendo sul valore del tempo. Quando mi capita di avere a che fare con un cliente nuovo, in una situazione in cui entrambe le parti devono ancora conoscersi e valutarsi, ho notato che, se il preventivo arriva immediatamente (per efficienza, per voler fare bella figura, perchè avete un’ora libera e la dedicate a quello), il suo valore viene percepito in modo differente.
Il cliente vi risponderà dopo alcune ore, magari dandovi del “tu”, il preventivo gli sembrerà troppo alto, e, se la cosa va in porto, sarà più portato a sminuire il lavoro, dando modifiche da apportare all’ultimo momento con il mood: “Tanto cosa ci impieghi a modificare un post?”
Nel momento in cui invece, al contrario, il preventivo arrivi in qualche giorno (anticipando a cliente che ci vorrà qualche giorno per formularlo), questo viene recepito come più “professionale”, e, anche se alto, non avrà contestazioni. Inoltre, se la cosa anche in questo caso va in porto, il cliente sarà più rispettoso nei modi, nella forma e nei tempi, del lavoro svolto.
Il preventivo è lo stesso, esattamente come l’atto di attraversare la strada è il medesimo, ma l’attesa ne aumenta tendenzialmente la percezione di valore.
Quanto influisce, su di voi, la percezione del tempo?